La triste storia di Emma
“Sapete nella mia vita gli animali mi sono sempre piaciuti ma non ne ho mai avuto uno. Ricordo che mia madre li detestava. Solo il pensiero del pelo o dei bisogni in casa la faceva innervosire. Io ero come tutte quelle bambine che piangeva perché voleva un cagnolino e lei continuava a ripetermi che non era un giocattolo. Su quest’ultima cosa non aveva torto, oggi i cani si comprano, si regalano a natale e poi, quando ci stufano, li gettiamo. Crescendo ho conosciuto una ragazza, era una volontaria animalista. Siamo diventate sempre più amiche e oggi io sono come lei, dedico la mia vita a salvare gli animali bisognosi.
Sono passati 5 anni da quando ho messo, per la prima volta, piede in quel canile. Ma mai mi era capitata una situazione così. Il suo nome era Emma, mi hanno detto che l’avevano lasciata lì, senza una spiegazione e che si comportava in modo strano. Così mi sono offerta di portala a casa in stallo, mai immaginando cosa mi aspettasse. Emma scappava ogni volta che poteva, si nascondeva in giardino e scavava. Lo faceva ogni giorno,era come se dovesse disotterrare qualcosa o se cercasse di nascondersi sottoterra. Così, ho deciso di indagare e ho scoperto il motivo.
L’avevano abbandonata in un terreno pieno di rifiuti e le portavano da mangiare di rado, la minima quantità per tenerla in vita. Era così sola e spaventata che si era scavata una buca in mezzo a tutto quel lerciume e si nascondeva lì. Si è nascosta in quel piccolo spazio puzzolente per 14 anni. Vi rendete conto? Ne avevo visti tanti di cani soffrire ma 14 anni di menefreghismo, 14 anni senza conoscere l’amore, 14 anni di vita nel terrore, vi rendete conto di quanti sono?
La prima notte a casa mia io non la dimenticherò mai. E’ scappata mentre il mio compagno rientrava a casa. Si è fermato in giardino e ha iniziato a scavare. Finalmente era tutto chiaro, cercava di fare una buca tra la sporcizia , per nascondersi. Soffriva ma in qualche modo si sentiva al sicuro, in qualche modo quella dolorosa abitudine era la sua casa.
La guardavo e piangevo. Il giorno seguente l’ho riportata al rifugio per la visita e il nostro medico affiliato mi ha detto che soffriva di artrite e che doveva essere curata. La cosa cosa che più mi ha colpito amici miei, siete voi. Dopo che ho raccontato la sua storia su Facebook, mi è arrivato aiuto da ogni parte del mondo. Grazie alle centinaia di donazioni, ho ricoverato Emma in una clinica specializzata dove le stanno facendo fare un percorso psicologico e le stanno curando l’artrite.
Presto la porterò a casa ed le ridarò i 14 anni di arretrati di amore che merita. Questa è una promessa.”