Anche gli insetti hanno una coscienza, lo rivela un studio scientifico.
La “coscienza degli animali” è un argomento che è sempre stato un po’ delicato da affrontare, specie dal punto di vista scientifico. Certo, è stato preso in considerazione che alcuni mammiferi possano avere un qualche tipo di autocoscienza, pur essendo un argomento molto discusso, ma nessuno aveva mai azzardato l’ipotesi che questo ragionamento potesse interessare anche creature dal sistema nervoso molto semplice, come quello degli insetti.
Eppure recentemente è stato pubblicato un nuovo stimolante articolo scientifico, sulla rivista Proceedings of the national academy of sciences, sviluppato da due australiani che si sono firmati Barron e Klein, i quali affermerebbero che gli insetti hanno una coscienza di sé, se pur molto più semplice da quella dei mammiferi.
Nell’articolo i due autori affermerebbero che alcune parti della struttura del cervello degli insetti, abbiano lo stesso compito di parti dell’organo centrale di alcuni vertebrati, e cioè “produrre coscienza”.
Si pensa che la coscienza dell’uomo e di alcuni vertebrati abbia origini dall’attività del mesencefalo, ma per gli insetti invece la consapevolezza di sé deriva dal “complesso centrale” che è composto da a sua volta da altre parti.
Il mesencefalo è strutturato all’interno del cervello e come in tutti i vertebrati è composto da varie parti come la substantia nigra, il talamo e lo striato. Questi elementi agiscono raccogliendo le informazioni esterne al corpo per poi farle coincidere con lo stato interno. Questo fa si che ogni animale sia dotato di una coscienza propria di base. Per coscienza si intende la sensazione di essere all’interno del proprio corpo, di poter evitare o afferrare un oggetto e di potersi muovere tutt’uno con il proprio organismo.
Anche gli insetti hanno bisogno di evitare i pericoli o indirizzarsi verso il cibo, hanno quindi bisogno di una coscienza di base per poter sopravvivere. Non svolgono questi compiti in modo automatico, bensì elaborano i segnali esterni facendoli coincidere con sensazioni interne che gli aiutano ad evitare pericoli e giri inutili.
Basta pensare alle api che comunicano tra di loro attraverso una danza complessa, o alle formiche che scelgono nuove strade per trovare il cibo, questi comportamenti sono la prova che gli insetti non sono dei robottini che rispondono agli stimoli esterni in modo automatico.
Secondo gli autori dell’articolo, vi sono molte prove fisiologiche che le reazioni e azioni degli insetti derivino da una serie di informazioni, tra cui anche ricordi o sensazioni, che li portano a sviluppare una propria coscienza di se e che il loro modo di agire “non è solo una risposta a stimoli ambientali, ma da caratteristiche egocentriche” centrate nel corpo di ogni singolo insetto.
Barron e Klein affermano che l’evoluzione ha preso strade diverse, ma che il risultato è stato comunque lo stesso, già dal Cambriano che risale a circa 530 milioni di anni fa, c’erano i primi barlumi di una coscienza di se.