Nepal, a soli 4 anni, sfida gli adulti per salvare la sua capretta dalla macellazione.
In Nepal, purtroppo si ha l’usanza di portare polli e caprette ai templi, dove successivamente vengono sacrificati per il Qurbani. I bambini vengono costretti a portare l’animale nel tempio dove assistono al sacrificio di quest’ultimo, ma nella loro innocenza non capiscono cosa significhi “sacrificio” finché non assistono a ciò che accade nel tempio. Adrian è un bambino di circa 4 anni, che si è preso cura della sua capretta, la quale una volta cresciuta è stata portata sul luogo della macellazione. Quando il bambino è arrivato sul posto, ha capito cosa volevano fare con la sua amata amica, ha capito che in realtà si trattava della soppressione degli animali.
Il piccolo Adrian ha cominciato a gridare e a piangere, tirando verso di se l’animale e abbracciandolo, senza lasciarlo un attimo. Gli adulti cercavano di convincerlo che era giusto che andasse cosi, ma Adrian non si è arreso un attimo e ha combattuto fino a quando gli adulti si sono arresi e hanno deciso di lasciare che Adrian si allontanasse con la capra. I bambini hanno il cuore puro, sono innocenti, e percepiscono più facilmente ciò che il cuore vuole dirgli, in questo caso il cuore di Adrian gridava che quello che volevano fare gli adulti non era giusto.
Nel video si vedranno le immagini strazianti del bambino che piange e grida per difendere l’animale dal suo triste destino, ad un certo punto si sente la voce di un adulto che dice: ““va bene, non taglieremo la capra” poi continua: “I bambini sono innocenti, hanno una mente intelligente. In realtà non dovremmo fare queste cose, il passato non si può cancellare, ma noi non ripeteremo gli stessi errori”. Infine l’uomo di cui si sente la voce ma che non viene ripreso, conclude dicendo: “Quando ero piccolo come lui, avevo una capra il cui destino era quello di essere macellata per il Qurbani. Mi ero sempre preso cura di lei ma poi venne il giorno del sacrificio e quel giorno, non lo dimenticherò mai. Ancora oggi sento lo stesso dolore quando ci penso”.