Diavolo della Tasmania: a rischio estinzione per un tumore facciale contagioso
Probabilmente moltissime persone al mondo conoscono il “diavolo della Tasmania” grazie al famoso personaggio del mondo dei Looney Tunes, Taz.
Questi animali sono veramente particolari e anche se non molte persone ne sono a conoscenza da qualche anno ormai sono a rischio estinzione. Il pericolo che riguarda l’intera popolazione è dato dalla diffusione di un tumore facciale contagioso, che si riesce a trasmettere di esemplare in esemplare con estrema semplicità.
Moltissimi esemplari sono stati sterminati da questo male, che si è rivelato veramente tremendo.
Fortunatamente, in Australia è nato un progetto di ripopolamento che mira a salvare questi fantastici marsupiali.
Proprio di recente sono nati dei cuccioli non affetti da questo cancro, e sono stati reintrodotti in una riserva che da oltre 3000 anni non vedeva esemplari di questa specie.
Il tumore che solitamente si è sviluppato intorno all’area oculare e alla bocca di questi animali, causandone la morte per via delle difficoltà nella masticazione, non è presente nei nuovi nati.
Il diavolo della Tasmania è un animale solitario che tuttavia riesce a manifestare un grande livello di aggressività, proprio come la sua versione a cartone animato.
È questo suo atteggiamento ostile anche con gli altri esemplari della sua specie a portare alla diffusione, con morsi e graffi, dei virus maligni.
Il primo esemplare a cui venne diagnosticata questa malattia risale al 1996 e nonostante le molte preoccupazioni degli esperti, adesso sembra che finalmente questi animali potranno tirare un sospiro di sollievo. Altri scienziati sono all’opera per studiare questo particolare morbo e tentare di comprendere come mai il sistema immunitario degli animali non attacchi queste particolari cellule tumorali.
La speranza è quella di riuscire a creare un vaccino che possa essere iniettato nei vari esemplari, in modo che questo animale così bello, non corra più il rischio di estinguersi per questa orribile malattia.
