Pescatore trova pesce con denti “umani”
Sul web è possibile leggere di storie di ogni genere e alcune di queste finiscono inevitabilmente per lasciare “a bocca aperta” molte persone… ma mai, come in questo caso, un detto è stato più appropriato!
Un uomo di nome Nathan Martin, ha attirato le attenzioni di milioni di persone, quando ha pubblicato sui social uno scatto che lo immortalava in compagnia della sua ultima preda, catturata durante una battuta di pesca.
L’uomo si trovava a Jennette’s Pier, un’area apposita per pescatori del North Carolina, negli USA e la sua particolare “conquista” ha decisamente fatto colpo.
Il post condiviso dall’uomo, infatti, mostra un particolare pesce, che possiede qualcosa che lo differenzia notevolmente da tanti altri… una bocca particolarmente “dentata”.
Questo animale è l’archosargus probatocephalus, riconosciuto anche come “pesce carcerato” o “pesce testa di pecora”. Come pesce possiede una dentatura davvero straordinaria, composta da tre file di molari nella parte superiore della mascella e due file nella parte inferiore, che gli consentono di stritolare al meglio una eventuale preda.
La forma della sua bocca ricorda proprio quella di una pecora, ed è proprio questo il motivo per cui gli è stato affibbiato quel curioso soprannome.
Secondo degli esperti del settore, i muscoli della mascella di questi pesci continuano a svilupparsi con l’età e man mano che questa avanza, crescono in loro un numero maggiore di denti, proprio per aiutarli meglio a schiacciare prede come granchi, ostriche, vongole e altri crostacei dal carapace parecchio resistente.
Il pesce raggiungeva la dimensione di 91 centimetri ma è stata proprio la sua bocca fuori dall’ordinario a renderlo virale sul web.
Moltissime persone stentano persino a credere realmente alla sua esistenza, considerandolo semplicemente uno scherzo realizzato con dei programmi di fotoritocco… tuttavia questo curioso animale esiste veramente ed è sicuramente uno degli esemplari di fauna ittica più strani che si possa sperare di incontrare.
