Bobby, un “Hachiko scozzese”: il cagnolino che restò vicino al padrone per 14 anni dopo la morte (VIDEO)
Se rifletti su quale sia la più grande qualità di un cagnolino penserai sicuramente al suo essere socievole, giocherellone, affettuoso. Non sarà esattamente una delle prime cose la lealtà di un cagnolino, ce ne dimentichiamo spesso. Eppure, questa qualità è quella su cui si basa la maggior parte delle interazioni e delle relazioni che mantiene un cagnolino. Ed è una delle condizioni più forti e dure a morire che ci siano in un cane.
L’amicizia che può offrire un animale è qualcosa che va nettamente al di là del nostro concetto di “amicizia”, classicamente inteso. È un sentimento che unisce, in questo caso, un cane e una persona in un modo così profondo da attraversare ogni spiegazione scientifica e morale.
Su tutti, il famosissimo caso di Hachikō ha fatto “scuola” perché rappresenta il più emblematico degli episodi di estrema fedeltà e profondità del legame cane-uomo. Questo cane – riassumendo, ma consigliamo sia di documentarsi che di vedere il film liberamente ispirato a questa storia – ha atteso il suo proprietario alla stazione di Shibuya a Tokyo per anni. Come faceva ogni giorno che il suo umano andava a lavoro (siamo tra gli anni ’20 e ’30), dopo un tragico giorno che il padrone non tornò più perché deceduto, il cane continuò ad attenderlo alla stazione per anni finché non diventò così vecchio non riuscirci più.
Anche se questa storia sembra eccezionale, unica per certi aspetti, non è l’unico caso che si possa raccontare di estrema fedeltà. La storia di Bobby ripercorre certe sfumature di quanto accaduto ad Hachiko ed è altrettanto commovente.
Dall’account TikTok “cosas de viajeros” è stato pubblicato un video che racconta di uno Skye terrier che ci ha messo poco a guadagnare popolarità. Vista la storia e la somiglianza con quella giapponese, ben più celebre e citata, quella di Bobby merita altrettanta attenzione.
Siamo nel XIX secolo a Edimburgo, Bobby viveva con il suo proprietario John Gray fino a quando nel 1858 la tubercolosi lo portò via per sempre. Gray fu sepolto nel cimitero di Greyfriars e Bobby, che aveva assistito alla sepoltura, è rimasto vicino alla sua tomba per 14 anni. Ogni giorno vi si recava e i visitatori del cimitero si erano ormai abituati a trovarlo lì, insieme al suo papà defunto.
Si tratta di un caso unico per l’epoca dato che, in Scozia, nella seconda metà dell’Ottocento lo Stato ordinava l’eutanasia di tutti i cani randagi. In quell’occasione il sindaco dell’epoca decise di pagare una speciale licenza per risparmiare Bobby. Il cane, risparmiato e amato dai concittadini, mantenne la sua malinconica abitudine fino al suo ultimo giorno di vita nel 1872, e morì a 16 anni, sepolto successivamente nello stesso cimitero di Gray.
La gente di Edimburgo ha conservato il ricordo di Bobby di generazione in generazione, facendolo diventare un fenomeno della cultura cittadina. Persino i turisti fanno visita al cimitero per lasciare un pensiero, un giocattolo sulla sua tomba. Sui social, il cagnolino è noto come “The Hachiko of Scotland”.
Un pub locale porta il suo nome ‘Bobby Greyfriars’ e c’è anche una statua in onore di questo cagnolino, simbolo di grande fedeltà e lealtà a dispetto di ogni evento.