“L’abbiamo visto giocare nel fango e abbiamo sorriso. Ma poi abbiamo sentito il suo grido di dolore, piangeva, implorava aiuto. Abbiamo capito la gravità della situazione solo una volta arrivati abbastanza vicino”
“Stavamo controllando la situazione, quando ad un certo punto abbiamo notato una mamma elefante e il suo cucciolo in mezzo al fango. Inizialmente abbiamo pensato che stessero giocando ma poi abbiamo sentito il loro grido, piangevano, sembravano chiedere aiuto. Ci siamo avvicinati e abbiamo capito che erano bloccati, non riuscivano ad uscire di lì. Nonostante l’intera mandria avesse cercato di aiutarli, erano rimasti bloccati per ore intere.
L’elefantessa era esausta, doveva aver lottato con tutte le sue forze pur di salvare suo figlio. Ci siamo procurati una corda e con tutta la forza possibile, abbiamo tirato fuori il cucciolo. Ma è stato inutile, non riuscivamo a crederci, è tornato nel fango, è tornato dalla sua mamma ed è rimasto nuovamente bloccato.
Ci abbiamo riprovato, ma questa volta opponeva resistenza, sapeva che volevamo allontanarlo da lei. Quando siamo riusciti a tirarlo fuori, abbiamo fatto in modo di tenerlo fermo e di portarlo dalla sua mandria. Credo che dopo un po’, lui stesso abbia capito che avremmo aiutato anche l’elefantessa e si è allontanato in attesa.
Il problema adesso era grande, sapete quanto pesa un elefante adulto? Può arrivare fino a 4 tonnellate e anche se non ero solo, per un essere umano è impossibile spostarlo. Abbiamo provato ad attaccare una corda ad un trattore e ad accelerare il più possibile. Quella povera mamma era così esausta che non riusciva nemmeno a collaborare per facilitarci il lavoro. Piangeva e con lo sguardo cercava il suo bambino…
Lo ha guardato e credo che gli abbia dato un motivo, perché l’ultimo briciolo di forza lo ha usato per una sola spinta, che ci ha permesso di tirarla finalmente fuori. Non appena fu libera, corse dal suo cucciolo e si riunì alla mandria. E’ stato bello salvare due vite, riunire una madre con il suo piccolo!”