“Mentre camminavo ho visto qualcosa legato ad un albero, qualcosa che si muoveva. Era un animale ma era impossibile da distinguere. Il suo pelo era arruffato e trascurato, così folto e lungo che gli copriva il viso. Nelle poche parti dove era caduto, sanguinava. Quando mi sono avvicinata, l’ho sentito, stava piangendo. L’ho portato a casa e l’ho rasato, gli ho ridato il respiro. Poi l’ho guardato e l’ho riconosciuto”
“Stavo camminando per le strade della campagna, amo fare quelle rilassanti passeggiate. Ma quel giorno mi sono imbattuto in qualcosa di impensabile, di orrendo, di pauroso… c’era qualcosa legato ad un albero, un qualcosa che si muoveva, un animale ma era impossibile distinguere quale. Il suo pelo era arruffato e trascurato, così folto e lungo che gli copriva il viso. Nelle poche parti dove era caduto, c’erano ferite infette.
Quando mi sono avvicinata, l’ho sentito, stava piangendo…
L’ho preso in braccio e l’ho caricato in auto. L’ho portato a casa e come prima cosa gli ho rasato il pelo, gli ho ridato l’aria, gli ho ridato il respiro… sono cominciate ad emergere altre ferite sanguinanti, ma non solo, sul suo fragile corpo c’erano vecchie cicatrici, testimonianze di anni e anni di sofferenza. Adesso l’avevo riconosciuto, era uno Schnauzer, una razza molto bella e dolce.
Chi poteva avergli fatto ciò? Esistono davvero dei mostri capaci di arrivare a tanto? Non potevo crederci! Tutto quel pelo sembrava ingrassarlo, ma una volta rasato l’ho guardato e ho visto solo ossa, aveva fame, non so quanti giorni erano che non mangiava.
Lo guardavo e il mio cuore si riempiva di tenerezza, mi aveva conquistato ed è stato allora che ho capito che mai e poi mai avrei permesso che gli capitasse, di nuovo, una cosa simile.
Quella sera avevo un impegno, che non potevo rimandare. Ma non potevo lasciarlo a casa, da solo… avrebbe pensato ecco, ci ho creduto, invece è come gli altri e già mi sta abbandonando. Invece aveva bisogno di credermi, di capire che adesso c’ero io lì con lui e che non sarebbe più stato solo. Così l’ho portato con me…
Dopo un mese, Goob, questo è il nome che ho scelto per lui, è cambiato. E’ stato difficile lo ammetto, non penso avesse mai vissuto in una casa prima, abbaiava, era possessivo, faceva i bisogni un po’ ovunque e faceva anche un po’ di danni 🙂
Ma si sa, i cani vanno addestrati, cioè non proprio addestrati, ma va insegnata loro la vita e delle abitudini da rispettare, proprio come si fa con i bambini. Spero che il motivo del suo abbandono non sia stato questo. Quel mostro senza pazienza presto avrà quel che si merita dalla vita! Quando fai del male prima o poi ti viene restituito…
Pensate che Goob non aveva mai visto nemmeno un giocattolo, non sapeva cosa fosse e non sapeva giocarci…
Ma ha imparato presto ad essere un cane, a vivere come un cane, senza pensieri, senza sofferenze, amato e coccolato dalla sua famiglia.
Ha riacquistato peso e adesso è nella norma. Il suo pelo è sempre pulito e curato, senza nodi.
Ogni tanto lo vedo che si siede in un angolo, con la testa bassa. Sapete la sofferenza non si dimentica. Ho passato molto tempo ad osservarlo e ho capito, che in quei momenti, lui pensa e ricorda. Così mi avvicino, lo accarezzo e lo bacio. Gli dico ci sono io, è tutto ok… lui mi lecca il viso e torna a giocare.
Oggi è l’unico motivo della mia vita e qualunque cosa mi accade lui c’è. Ricordatevi che i cani non dimenticano ciò che fate per loro. Nonostante ciò che la vita gli ha inflitto, il mio Goob si è fidato di me e io non mi pento un solo giorno di averlo salvato. Lui è e sarà sempre il mio compagno di vita!”
Questa storia ci è rimasta nel cuore perché ci ha lasciato un importante lezione di vita. Purtroppo i mostri sono dietro ogni angolo ma vedere che esistono delle persone buone come questa ragazza, ci da un po’ di speranza.
Condividete la loro storia, per mostrare al mondo che gli angeli esistono ancora…