Una famiglia di elefanti composta da 11 elementi è rimasta intrappolata dal fango. Cercare di salvarli è stata una vera impresa, ma proprio quando pensavano di esserci riusciti, il più piccolo degli elefanti
La Cambogia, durante la guerra del Vietnam, ha subito gravi danni poiché tutti i bombardieri che tornavano dalle missioni scaricavano le bombe rimaste sul territorio cambogiano. Questa prassi, oltre ad aver mietuto migliaia di vittime negli anni, ha creato dei veri e propri crateri nel terreno. Attualmente molti sono utilizzati dai contadini per immagazzinare l’acqua. Ultimamente, proprio in uno di questi immensi crateri, stava per avvenire una disgrazia immensa. Una famiglia di elefanti composta da 11 elementi è rimasta intrappolata dal fango che si era formato e non riuscivano a trovare una via d’uscita in quanto le pareti erano estremamente scivolose.
Il rischio di morte era molto alto.
Quando la popolazione locale ha capito cosa stava succedendo, ha reagito immediatamente contattando il dipartimento ambientale locale. In questo modo tutti hanno collaborato per salvare la vita degli elefanti. La squadra di soccorso composta da Elephant Livelihood, Elephant Valley Project e Wildlife Conservation Society ha lavorato ininterrottamente al Keo Seima Wildlife Sanctuary.
Quando i soccorritori sono arrivati, la situazione era terrificante! Gli elefanti erano esausti e non riuscivano a spostarsi da tanto era denso e alto il fango.
Con un tubo hanno cercato di mettere acqua nel cratere, in modo che il fango si diluisse e fosse più facile muovere gli elefanti. Questo è servito anche per evitare che i pachidermi si disidratassero. Intanto la gente del posto portava cibo agli animali per distrarli e fargli recuperare le energie perse.
Nel frattempo i soccorritori hanno costruito una rampa e, con l’aiuto di corse, sono riusciti a far salire la matriarca del gruppo. Hanno scelto lei per prima perché gli altri elefanti avrebbero fatto quello che faceva lei, infatti uno ad uno hanno seguito le sue orme e sono saliti sulla rampa. Il compito però non era finito. Il più piccolo del gruppo era rimasto nel cratere, era troppo piccolo e non riusciva a muoversi, era esausto e le sue zampe troppo corte per permettergli di restare in superficie.
Prima lo hanno nutrito con zucchero di canna e banane per dargli una carica energetica immediata, poi, grazie ad una corda, sono riusciti a farlo salire.
Questo meraviglioso salvataggio è stato possibile solo perché hanno lavorato tutti insieme: popolazione e associazioni.