La storia Angelo, il cane vittima di quattro ragazzi. Il sindaco li giustifica dichiarando…

Vi raccontiamo questa storia con il cuore a pezzi, scrivere queste parole ci fa davvero male come farà male a voi leggerle, ma dobbiamo farlo perché vogliamo e chiediamo giustizia. Un cane randagio che viveva nelle strade di Sangineto, in provincia di Cosenza (Calabria), è stato appeso con una corda al collo e bastonato fino alla morte per soddisfare il divertimento di quattro ragazzi, anzi scusate di quattro mostri.

Mentre compievano questa ignobile azione si sono divertiti a riprendere la scena per poi postare il video su Facebook. Cosa che ha scatenato da subito l’ira di tutti gli animalisti e non solo, che chiedono giustizia per il povero cane e una punizione esemplare per i quattro assassini.

La cosa che più ci fa rabbia è che il povero Angelo, battezzato così dopo questo macabro episodio, non ha avuto modo di reagire e non ha emesso nemmeno un guaito, è morto in silenzio scodinzolando fino alla fine come se non poteva credere che quelle azioni avessero uno scopo malvagio e come se provasse comunque fiducia in quegli orribili mostri. Si sono giustificati dicendo che secondo loro il cane avrebbe sbranato delle pecore come se ciò potesse giustificare il loro gesto. Volevano punirlo anche se non avevano delle prove, ora ciò che vogliamo noi è che siano loro ad essere puniti.

Ci sono state e continuano ad esserci manifestazioni per il cucciolo volato in cielo, tutti uniti a chiedere giustizia per lui. “L’urlo di Angelo” è sempre più forte in ogni parte d’Italia, il 21 luglio è stato organizzato un grande corteo che ha coinvolto migliaia di persone da ogni dove. È stata creata una pagina Facebook dedicata a lui in cui potete seguire tutti gli svolgimenti della vicenda.

La vostra solidarietà come la nostra è molto importante, episodi come questi continuano a verificarsi e gli artefici continuano a rimanere impuniti. Purtroppo la vita degli animali non è considerata da tutti pari a quella degli umani e di conseguenza il loro assassinio non è considerato un vero e proprio omicidio. Loro hanno il diritto di vivere proprio come tutti noi e nessuno, invece, ha il diritto di fargli del male! Se questi atti crudeli e ingiusti fossero puniti a dovere, non si verificherebbero così spesso. La difesa dei ragazzi richiede la pena minima sminuendo l’accaduto con la scusa che due di loro si sottopongono a terapie psicologiche e che quindi in quel momento non erano consapevoli delle loro azioni.

NOI CHIEDIAMO GIUSTIZIA!

Molti di voi conoscono già la storia ma ve l’abbiamo raccontata di nuovo perché il sindaco di Sangineto si è dimostrato troppo tenero nei confronti dei quattro ragazzi che secondo lui hanno solo bisogno di un gruppo di recupero. Per protestare questa incredibile giustificazione è partita una petizione online sul sito firmiamo.it, per cui facciamoci sentire, vi chiediamo di firmarla e di condividere questa storia con i vostri amici così che possano farlo anche loro.

 

 

 

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