“L’appartamento era vuoto eppure si sentivano degli strani rumori provenire da un armadio. Quando abbiamo trovato il cane ci si è spezzato il cuore…”
Un cane è stato trovato chiuso in un armadio a muro, in un appartamento nella città di Oklahoma, si ipotizza che sia rimasto lì per due settimane. La sua famiglia si era trasferita e per qualche motivo hanno deciso di abbandonare il loro cane chiuso nell’armadio, probabilmente con l’intento di farlo morire di fame.
Fortunatamente, il proprietario della casa ha ingaggiato del personale di pulizia che entrando nell’appartamento hanno scoperto l’indifeso animale chiuso nell’armadio, circondato da feci e senza cibo né acqua.
“L’appartamento era vuoto eppure si sentivano degli strani rumori provenire da un armadio. Quando lo abbiamo visto ci si è spezzato il cuore e la prima cosa che ci siamo chiesti era come fosse finito lì quel cane”
Il direttore esecutivo di questa organizzazione, Michelle Owens, ha pubblicato sulla pagina di Facebook il seguente messaggio:
“Attualmente si trova in clinica. Ieri gli abbiamo fatto un esame del sangue. Grazie a Dio è risultato negativo alla filaria. Le sue zampe sono piatte a causa della scarsa nutrizione ed esercizio fisico. “
Clark Kent dovrebbe pesare dai 40 a 45 chili, ma pesa meno della metà. Il direttore dell’organizzazione ritiene che la famiglia voleva che il cane morisse di fame.
Clark si sta riprendendo abbastanza bene presso il Centro per il benessere degli animali in Oklahoma, gli stanno somministrando una buona alimentazione.
“Clark ha circa 1 anno e resterà nella clinica per animali ancora per alcuni giorni. Appena sarà completamente in forze, verrà messo in adozione. Avrà bisogno di una famiglia che lo ami davvero”
I suoi ex proprietari sono stati rintracciati, i loro dati non sono stati divulgati ma subiranno un processo nella speranza che gli venga data la giusta punizione per l’atto assurdo che hanno commesso. Perché abbiano deciso di abbandonare il loro cane in quel modo così crudele, resta ancora un mistero irrisolto.
