I soldati Ucraini adottano un cucciolo che era solo al freddo, ora li protegge
L’Ucraina si trova in un momento molto delicato, per via della guerra in corso con la Russia. Per le strade si respira un aria molto triste e di paura, accompagnata da bombardamenti che fanno gelare il sangue all’intera popolazione. Nonostante tutto, i soldati Ucraini riescono comunque a mantenere la calma, distraendosi con le piccole cose che madre natura ha creato. In un video diventato virale, possiamo vedere i soldati Ucraini che adottano un povero cucciolo che si trovava da solo al freddo, e adesso è diventato il loro salvatore.
L’amore incondizionato degli animali
In questo momento di guerra, l’amore di un animale può realmente sollevare il morale. Purtroppo, a causa dei bombardamenti, molti animali hanno perso la casa, restando da soli al freddo. Molte persone hanno deciso di salvare questi poveri animali, portandoli con loro e allontanandoli dalla guerra. Tra queste anime buone, non abbiamo solamente civili, ma anche soldati che stanno combattendo.
Un video è diventato virale di recente, in cui si possono vedere i soldati Ucraini chiamare e parlare con un cucciolo randagio che hanno adottato, in quanto si trovava in pericolo e al freddo.
“È diventato il nostro salvatore, vero Rambo?”,
dice un soldato.
” Dato che fuori faceva molto freddo, ci dispiaceva per lui, e lo abbiamo portato con noi”,
racconta un soldato.
Un animale domestico al nostro fianco, soprattutto in questi periodi, non può farci altro che bene. I cani infatti, secondo diversi studi, sono degli ottimi antidepressivi naturali, oltre che a essere degli amici fedelissimi. Vengono usati molto come cani da terapia, così da poter aiutare le persone bisognose con il loro carisma e il loro potere curativo.
” È il nostro cane da guardia. Se dovesse arrivare qualcuno, lui lo sentirebbe subito, è molto bravo. Stai facendo un ottimo lavoro Rambo!”,
esclama fiero un soldato.
“I polacchi avevano Wojtek, gli ucraini avevano Rambo”,
commenta ironicamente un utente sotto il video.
