La veterinaria si rifiuta di far adottare un gattino: “Lo hanno usato come esca per cani da combattimento meglio niente famiglia per lui perché…”
Questa tristissima testimonianza ci arriva dalla California. La dottoressa Monica Rudiger ci porta a conoscenza di un qualcosa che in realtà già sappiamo ma è così spiacevole che non ne parliamo mai.
Un giorno arriva al rifugio, Fondazione Nova, dove lavora Monica,un ragazzo con un gattino tutto blu in braccio. Dice di averlo trovato in strada, vicino al secchio della spazzatura. Riferisce di aver sentito dei miagolii molto flebili e di aver quasi stentato a capire che si trattava di un gatto.
Dopo aver visitato il gatto la dottoressa capisce che era stato tinto di blu. Aveva delle gravi lesioni e tutto faceva capire che erano di natura violenta. Probabilmente, stando a colore del pelo e alle ferite che aveva il gattino era stato usato sicuramente come esca per cani da combattimento.
Non ci soffermiamo su questo argomento perché è doloroso anche per noi che scriviamo, solo parolacce potrebbero essere scritte. La dottoressa con la sua equipe ha pensato a sopprimere quel gattino di solo due mesi d’età. Poteva andare incontro a grandi sofferenze per poi non ottenere una guarigione. Poi il suo grande lato umano ha preso il sopravvento e ha deciso di tentare di strappare alla morte quel piccolo amore.
Intanto hanno dato un nome al gatto, il primo ovviamente che è venuto in mente ai ragazzi, è stato Puffo. I medici hanno iniziato a somministrare farmaci e un passo la volta hanno curato le ferite esterne del cucciolo. Piano piano ha dato segno di reazione e Monica ha capito che lui ce l’avrebbe fatta. Le ustioni, le lacerazioni i segni dei morsi, li stavano curando e si vedevano sempre meno. “Le ferite dell’anima quelle non si sa quando e chi le curerà, certo che io lo terrò con me. Ha subito abbastanza e non posso immaginare altre cose tristi per Puffo. Sta bene qua con noi!” Con queste parole Monica ha concluso l’intervista…
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