“Non mi conosci e, per il tuo bene, spera che non mi conoscerai mai. Ma io so chi sei…” Comincia così la mia lettera per l’uomo che ti ha portato a 12 anni nel canile
Non mi conosci e, per il tuo bene, spera che non mi conoscerai mai. Ma io so chi sei.
Come faccio a conoscerti? Dal foglio che tu stesso hai riempito quando hai portato Cocoa in un canile dove sapevi che i cani anziani e quelli malati venivano soppressi per primi. Lo stesso foglio in cui scrivevi che Cocoa era una cagnolina dolcissima di 12 anni, che avevi adottato quando era una cucciola. Dicevi anche che dovevi lasciarla nel rifugio perché ti eri trasferito in un nuovo appartamento dove i cani non erano ammessi.
Non renderò pubblico il tuo nome ma leggendo la mia lettera tu saprai che parlo di te. Potrei chiamarti con vari nomi ma nessuno di questi ti piacerà. Quando ho visto la foto di Cocoa sul sito del canile e ho letto le righe che dicevano che il suo umano, quello che è stato per 12 anni la sua famiglia, aveva deciso di darla via mi si è spezzato il cuore.
Una volta avevo un cane che decise di mordere un bambino che gli tirava le orecchie. Quando gli ufficiali giudiziari misero il mio cane in quarantena per 48 ore, ero preparato a lasciare la mia casa, la mia scuola e tutto il resto della mia vita nel cuore della notte e scappare con lui da quella città. È così che vedo io le cose: “Nessun cane deve essere lasciato indietro”.
Quando ho visto, dunque, la foto di Cocoa sono rimasto colpito e ho agito senza pensarci. Sono andato in canile e l’ho adottata. “Agisci in fretta, dopo avrai tutto il tempo per pentirti”… questo è il mio moto.
Ero malato ma sono andato lo stesso perché ero preoccupato che lei potesse avere paura e che il canile avrebbe potuto sopprimerla. Ero preoccupato che lei era sola e spaventata, cercando la sua famiglia e non ho potuto resistere a questo pensiero… e non era nemmeno il mio cane!
Dopo poche settimane Cocoa ha avuto un attacco di pancreatite acuta. Ho dovuto darle degli antibiotici e comprare cibo costoso apposta per lei. Ma il peggio doveva ancora venire e tu lo sai. Sai di cosa sto per parlare? Dei tumori!
E ho capito che l’avevi abbandonata perché era malata. Ma quello che mi ha fatto più male e che non hai voluto portarla in un canile dove i cani non vengono soppressi che era a soli 20 minuti da quello in cui l’hai lasciata!
Ho continuato a comprare il cibo che le occorreva e le medicine… e l’ho coccolata e amata. E abbiamo aspettato perché l’operazione non era un’opzione. Ma Cocoa peggiorava. Alla fine l’ho portata a casa e ho deciso che ci saremo presi qualche settimana. L’avrei fatta sentire il centro dell’universo… l’avrei viziata e amata.
Ma non è stato così. Non potevo sapere che quello sarebbe stato l’ultimo giorno di Cocoa. Invece di morire su un pavimento freddo, in mezzo a delle persone sconosciute, è morta tra le mie braccia. Ho tenuto la sua testa tra le mie mani, le ho sussurrato nell’orecchio mentre si addormentava piano piano. Le ho detto quant’era carina e quanto l’ho amata. Mi sono assicurato che abbia capito quanto l’avevo amata. La mia faccia è stata l’ultima cosa che i suoi occhi hanno visto e la mia voce è stata l’ultima cosa che ha sentito.
Forse ti domandi perché ti scrivo tutto questo. Ebbene, lo faccio perché voglio che sappi che ti considero un vigliacco. Sei meno della terra, della sporcizia, del niente. Hai preso una meravigliosa cagnolina di 12 anni malata di tumore e l’hai buttata in un canile in cui gli animali in eccesso vengono soppressi.
Chi leggerà la storia di Cocoa potrebbe pensare che fortuna che ha avuto ad incontrarmi… Ebbene… vi devo confidare un segreto. Sono io il fortunato… ho avuto la fortuna di conoscere un angelo!