“Lo avevo perso a 140 km da casa. Non mi ero mai arresa, continuavo a cercarlo ma ormai era passato più di un anno. Poi un giorno sentì miagolare dal giardino, era lui, era tornato. Facevo i salti di gioia, ma mezz’ora dopo crollai in lacrime quando capì era tornato per…”
E’ una storia tristissima ma al contempo commovente. Si chiama Ogghy, è un bellissimo gatto che viveva amato e coccolato dalla sua famiglia umana a Firenze. La sua umana lo amava tanto, non si fidava a lasciarlo a persone estranee, così durante una vacanza lo portò con se a Maremma dove purtroppo si perse. La sua proprietaria lo cercò ovunque invano, fece il possibile per diffondere la notizia con la speranza che qualcuno lo avvistasse.
Da allora passarono quasi due anni e la sua umana Isabella aveva perso ogni speranza, quando una mattina senti miagolare all’esterno della casa. Era lui, il suo amato Ogghy aveva ritrovato la via di casa a Scandicci, dopo più di un anno e mezzo e 140 km di distanza.
“Ci speravo tanto – ha detto Isabella, la padrona di Ohggy tra le lacrime – È stata la prima cosa bella di questo anno. Facevo i salti di gioia, ma mezz’ora dopo crollai in lacrime quando capì che era tornato per morire tra le mie braccia…”
La donna faceva i salti di gioia e racconta che la prima cosa che ha fatto il gatto appena tornato a casa è stato andare nella sua lettiera e poi sdraiarsi sul divano.
Francesco Dessi Fulgheri, professore di etologia ha spiegato: “Non è impossibile, anche se si tratta di un record. Sarebbe tipico dei gatti maschi sviluppare un forte rapporto con la casa in cui hanno vissuto. E lui la casa di Bella la conosceva bene “
Appena si è messo sul divano Isabella si è seduta accanto a lui e lui le è salito in braccio, si è sdraiato e si è addormentato per sempre. Alla fine non ce l’ha fatta, “stremato dal lungo viaggio” dicono. Era rimasto senza forze, probabilmente l’alimentazione di fortuna e altri agenti hanno influito in una debilitazione fisica, ma non si era arreso fino a quando non ha ritrovato la sua casa per addormentarsi tra le braccia della sua umana.