Pitbull con ferite, provocate da ripetuti colpi, occupavano la maggior parte del suo corpo
La storia che stiamo per raccontarvi ci insegna quanto è importante la nostra fiducia per i cani e come la nostra presenza e il nostro amore possano giovare alla loro salute. La protagonista è una cucciola di nome Niya e a raccontare la sua storia è stato il suo neo-papà umano, Kimberley Slown:
“Trascorro la maggior parte del mio tempo a prendermi cura degli animali, è una cosa più forte di me,una cosa che mi fa sentire meglio. Faccio parte di un organizzazione, la Arrow Dog Rescue e il nostro compito è quello di trovare casa a più amici pelosi possibili e di assicurarci che ricevano il giusto amore quotidiano.
Un giorno mi trovavo in Tennessee, a Trenton per la precisione e ho deciso di fare un salto al loro rifugio, il Gibson County Animal Shelter. Lo faccio spesso, in molti di questi rifugi gli animali vengono sottoposti a eutanasia solo perché si trovano lì da troppo tempo e se posso cerco di salvarne almeno uno.
Quel giorno il mio sguardo si è posato su un’anima terrorizzata, chiusa su se stessa all’angolo del suo boxe. Tremava e sul corpo aveva evidenti segni di abusi. Diverse ferite, probabilmente provocate da ripetuti colpi, occupavano la maggior parte del suo viso e sul naso, intorno al muso, aveva il marchio di un qualcosa che avevano utilizzato per chiuderle la bocca…
Nei suoi occhi si vedeva solo il dolore di un passato difficile da dimenticare. Niya era il suo nome e i volontari mi dissero che non mangiava e non comunicava. Quel giorno il mio cuore decise che dovevo salvare lei.
Le feci cenno di andare ma non si mosse, continuò a guardarmi terrorizzata. Così l’ho presa in braccio e mi sono diretto alla mia auto. Tremava e teneva la coda tra le gambe, così come per tutto il viaggio. Quando siamo arrivati a casa si è messa in un angolo. L’ho lasciata stare, era tardi e mi sono messo al letto.
Il giorno successivo lo ha trascorso a dormire, giorno e notte, era terrorizzata al solo pensiero di interagire con me. Non ho insistito, aveva bisogno di tempo.
La seconda notte ha capito ed è accaduto. Stavo dormendo quando all’improvviso ho sentito un dolce e caldo respiro sulla mia mano. Ho aperto gli occhi, lei mi stava guardando e ha poggiato il suo muso sulla mia mano. L’ho accarezzata e si è avvicinata ancora di più. Poi si è allontanata ed è tornata al suo angolo.
Poche ore dopo mi ha svegliato di nuovo, questa volta era diverso, mi ringraziava, mi coccolava, voleva che la stringevo forte. Ne aveva bisogno e aveva capito che io ero lì per quello.
Mi ha fatto piangere, come potevo non provare una tale emozione? Le avevano fatto del male ed era terrorizzata dall’uomo. Ma aveva capito che io ero diverso e mi ha permesso di stringerla forte.
Volevo trovarle una casa definitiva ma oggi Niya ha ancora tanta strada da fare. Si fida solo di me e sta a iniziando a godersi i giri in auto e le giornate all’aria aperta. Sta iniziando adesso ad essere un cane, a correre, a giocare, ad avere un letto in cui dormire.
Non sono pronto a sconvolgerle di nuovo la vita, a costringerla a nuove abitudini, a pensare ogni giorno se quello è l’umano giusto. Non sono pronto a deluderla e forse non lo sarò mai…”