“Qualcosa l’aveva incuriosita, Kenya corse verso una ‘strana macchia nera’ e tenendosi a distanza cominciò ad abbaiare. Voleva che la raggiungessi ma quando ho visto di cosa si trattava sono rimasto estasiato, non avrei mai pensato di…”
Un Golden Retriver di 3 anni, Kenya, il 20 gennaio era a fare una passeggiata nei pressi del fiume Sucker e, a un certo punto, ha visto qualcosa che l’ha incuriosita e ha iniziato ad abbaiare. Il proprietario, Kerrie Burns, si è reso subito conto che Kenya stava cercando di attirare la sua attenzione.
L’uomo si è avvicinato al punto indicato da Kenya e ha visto un’aquila immobile a terra: era viva ma non si riusciva a muovere.
“Qualcosa l’aveva incuriosita, Kenya corse verso una ‘strana macchia nera’ e tenendosi a distanza cominciò ad abbaiare. Voleva che la raggiungessi ma quando ho visto di cosa si trattava sono rimasto estasiato, non avrei mai pensato di trovarmi faccia a faccia con una bellissima aquila, dovevo aiutarla” Ha detto Kerrie.
Siccome stava facendo buio, Burns ha deciso di tornare il giorno dopo con qualcuno che avrebbe potuto aiutare l’aquila. Ovviamente il giorno dopo l’uccello aveva cercato di spostarsi facendo piccoli balzelli ma Kenya ha seguito le tracce fino a ritrovarla.
Due membri del dipartimento delle Risorse Naturali del Minnesota, insieme a un’amica di Kerrie, hanno portato in salvo l’aquila per poterla poi curare e rimettere in libertà.
Una volta arrivata al Wildwoord Rehab, è stato appurato che l’ala era gonfia ma non rotta, però il gelo intenso aveva ghiacciato le sue ali impedendogli di reagire.
La causa del rigonfiamento potrebbe essere dovuta al fatto che l’aquila si era nutrita di un corvo che era stato impallinato dai cacciatori. I pallini sono di piombo e potrebbero aver causato un avvelenamento del sangue dell’aquila.
Comunque siano andate le cose, l’uccello deve molto a Kenya che, nonostante non sia un cane formato per la ricerca degli animali feriti, è stata fondamentale per il salvataggio del volatile.
Le cure del rapace richiederanno molto tempo perché, prima di lasciarlo, i veterinari vogliono essere sicuri che sia disintossicato del tutto e non rischi ricadute. Purtroppo bisognerebbe combattere anche l’uso dei pallini di piombo perché sono molto tossici.
Il volatile sarà messo in libertà e c’è chi scommette che, dall’alto del cielo, sarà in grado di riconoscere sempre il suo salvatore. Si spera anche che, dopo la brutta esperienza, non si cibi più di corvi uccisi dai cacciatori, ma, purtroppo, questa è la sua natura.